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L’innovazione e la cruciale necessità della definizione di una piattaforma giuridica globale

Lucia Vecere
Approfondimento del 25.8.2017

Breve nota introduttiva su  Gillian K. Hadfield ed il suo ultimo libro pubblicato “Rule for a flat world: why humans invented law and how to reinvent it for a complex global economy ”

Gillian Hadfield è nata in Canada e vive in California dove insegna come professore di economia e diritto alla University of Southern California.

Si occupa da anni dello sviluppo di sistemi giuridici per un'economia globale e per rendere il sistema giuridico americano più accessibile ed efficace per tutti i cittadini, adeguato alle esigenze attuali, prospettando soluzioni volte a garantire l’equilibrio tra innovazione, crescita e correttezza. Attualmente la sua ricerca si rivolge allo sviluppo di infrastrutture regolamentari finalizzate alla gestione delle innovazioni collegate all’applicazione di sistemi d’intelligenza artificiale, con particolare riferimento anche al settore della robotica e della guida autonoma. Da anni la sua ricerca è rivolta verificare come modificare il sistema di diritto americano e di altri Paesi per garantire l’accesso all’assistenza legale a tutti i cittadini con tariffe economiche e tali da non dissuadere la persona comune a fare ricorso al sistema giudiziario per vedere tutelati i propri diritti.  

Solo per citare alcuni riferimenti del suo ricco curriculum, quelli che lei stessa riporta nel suo website, Gillian K. Hadfield ha una JD in dirtto e Ph.D in economia, rilasciati dalla Stanford University,ha lavorato come impiegato del giudice Patricia Wald presso la Corte di Appello degli Stati Uniti, Circuito DC; è professore con contratto a termine a Harvard, Chicago, Columbia, NYU e presso scuole di giurisprudenza di Hastings, è membro del Centro per lo Studio Avanzato delle Scienze Comportamentali di Stanford e  membro della National Institution presso l'Hoover Institution. Inoltre è membro del World Economic Forum’s Global Future Council on the Future of Technology, Values and Policy, nonché ex Direttore dell'Associazione Americana di Legge e Economia e della Società Internazionale per la Nuova Economia Istituzionale e ex presidente dell’Associazione canadese di diritto ed Economia.

L’autrice già da alcuni anni ha focalizzato la sua ricerca sui problemi di riprogettazione del sistema legale nelle democrazie di mercato che operano nell’attuale contesto della globalizzazione e dell'innovazione

Partendo da questo presupposto ha sviluppato interessanti riflessioni sulla necessità che si torni ad un  sistema botton up e non più prevalentemente top down di definizione delle regole di mercato, sulla necessità di una semplificazione e maggiore accessibilità in termini di costi dei cittadini comuni agli strumenti giurisdizionali  di riconoscimento dei diritti individuali, affinché i cittadini diventino più confidenti nel sistema di diritto.

Nel novembre del 2016 ha pubblicato con la Oxford University Press “ Rule for a flat world” , “Regole per un mondo piatto: Perché gli uomini hanno inventato la legge e come reinventarla per la complessa economia globale”. 

Come precisa il suo editore, l’Oxoford University Press, nelle note introduttive alla pubblicazione, il titolo del testo evoca quello del libro pubblicato nel 2005 da Thomas Friedman,”The world is flat”, pubblicazione che analizzava principalmente l'infrastruttura delle comunicazioni e della tecnologia nell’ottica dell’efficienza ed economicità generate prodotte dalle allora nuove piattaforma web-based. Il testo di T. Friedman si  soffermava principalmente sule opportunità offerte dai nuovi sistemi di ridurre i costi aziendali, creando valore più elevati e maggiore efficienza in tutto il pianeta senza apparentemente tener conto dei confini degli Stati nazionali. L’autrice invece, nel testo in parola, affronta il tema del superamento degli attuali sistemi giuridici, ancora radicati nella piattaforma nazionale basata sulla politica su cui è stata costruita la rivoluzione industriale e che risultando perciò oggi troppo lenti, costosi, ingombranti e localizzati, in estrema sintesi inadeguati, a sostenere l'aumento esponenziale della complessità economica.

Il testo e più in generale le attività dell’autrice, non solo accademiche, negli ultimi anni risultano particolarmente focalizzate nella  rappresentazione del sistema di norme come piattaforma senza la quale qualunque sviluppo, anche quello tecnologico, se pur animato da i migliori obiettivi, può prendere derive pericolose e diventare invece che foriero di benefici per la società, origine di pericoli e ulteriori diseguaglianze. In tal senso rappresenta e sostiene soluzioni non orientate alla proliferazione di una normativa regolamentare specialistica, ma viceversa di semplificazione e democratizzazione del processo di adeguamento normativo per rispondere in modo efficace alle nuove istanze globali.

Il parallelismo tra le piattaforme/infrastrutture di sviluppo, quella giuridica e quella tecnica, veicola in modo più efficace le riflessioni e la proposta dell’autrice, riportando su un unico piano, quello dell’organizzazione comune e globale il “primato del diritto” come ordine funzionale di origine primordiale alla base dello sviluppo dell’uomo.

Grazie ad un linguaggio scevro da particolari tecnicismi e forbite citazioni, ma chiaro nell’esposizione di posizioni non certo banali, ma viceversa originate da una conoscenza interdisciplinare, multigiuridica ed internazionale, la pubblicazione pur se di matrice scientifica risulta fruibile ed interessante anche per  i “non addetti ai lavori”.

In qualità di studiosa ed esperta del settore, l’autrice in questo testo parte da un’analisi storica sull’importanza del sistema delle norme che regolano i rapporti sociali e qualifica l’ attitudine alla definizione di regole come una costante presente già nel DNA animale, che raggiunge nell’uomo la sua massima espressione. Nel racconto, identifica i principali step evolutivi del sistema giuridico, dalla definizione di un nucleo di norme orali, sociali/religiose poi divenute scritte, che nel tempo si è trasformato in un sistema di regole volte a disciplinare i comportamenti delle comunità locali per poi svilupparsi nel sistema infrastrutturale normativo delle società industriali a supporto sviluppo economico e commerciale nazionale, infine per giungere ai nostri giorni ad assurgere al ruolo di sostenere, attraverso anche la definizione di un insieme di regole generali, una società sempre più globale ed interconnessa.

La professoressa Gillian K. Hadfield, per supportare in modo efficace attraverso anche strumenti multimediali parte del percorso descrittivo sviluppato nel suo testo, accompagna la presentazione del suo testo con un video esplicativo del suddetto percorso evolutivo, accessibile dal suo sito (https://gillianhadfield.com/) o da youtube, (https://www.youtube.com/watch?v=SkP7C3LvO08), che dura pochi minuti e che spesso richiama o utilizza nelle conferenze che tiene su queste tematiche.

L’innovazione giuridica auspicata da Gillian K. Hadfield non comporta tuttavia la fine delle normative nazionali bensì la loro integrazione con regole sviluppate anche grazie all’attività degli stessi operatori e consumatori, secondo un modello di sistema giuridico globale che valorizza le logiche di cooperazione, favorendo una maggiore partecipazione degli utenti finali, degli attori del mercato,nonché anche di  entità non governative in modo da rispondere in modo più efficace alle esigenze di fiducia, impegno, allocazione dei rischi e distribuzione che l’attuale progresso comporta.

In linea con l’origine della cultura giuridica anglosassone ed americana, ma anche secondo una tendenza ormai diffusa anche nei Paesi di c.d.civil law come gran parte dei Paesi europei, al fine di consentire un armonico e tempestivo sviluppo del diritto in relazione all’evoluzione socio-economica conseguente agli inarrestabili progressi della tecnologia, l’autrice sostiene come occorra che le proposte normative così come le procedure di approvazioni delle leggi seguano iter semplificati e rapidi. Questo può essere possibile recuperando la matrice democratica attraverso un sistema di regolamentazione concertata tra tutti i portatori d’interesse nel rispetto dei principi cardine delle costituzioni nazionali e dei trattati internazionali.

Da tale approccio consegue anche la necessità che si investa su una formazione permanente multigiuridica a carattere internazionale soprattutto nel settore legale. Come sostiene l’autrice, riferendosi in particolare ad una problematica degli studi legali associati americani e auspicando che quanto è già accaduto nel settore tecnico ed economico/finanziario si realizzi in quello giuridico, affinché non si crei un gap irreversibile tra lo stato di diritto e lo stato reale.

Questa conoscenza e questa rinnovata professionalità degli operatori dei settori legali consentirà di individuare più rapidamente e celermente soluzioni per le rinnovate istanze originate dal progresso tecnico/economico/sociale ed anche l’accesso al sistema giuridico potrà giovarne attraverso sia una maggiore conoscenza diffusa tra tutti i cittadini dei diritti e delle modalità offerte dal sistema giuridico per farle rispettare, che attraverso l’attuazione di politiche di prezzo più economiche di quelle attuali relativamente ai rimedi legali (consulenze, ricorsi, etc.) che ad oggi rimangono prevalentemente ad appannaggio delle classi più abbienti e delle società commerciali ed industriali.    

Un sistema di diritto aperto, collaborativo, multi esperienziale capace di armonizzare impostazioni di common law e civil law, di differenti diritti nazionali attraverso l’individuazioni di soluzioni comuni condivise ed il cui rispetto venga garantito a tutti i cittadini è l’affascinante proposta di un possibile alternativo sistema di diritto che Gillian K. Hadfield rappresenta nel suo testo “Rule for a flat World” 

 

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